A regola d’arte: KLAUS MORGUE

Klaus Morgue, nome d’arte di Alessandro Simonini, è nato a Modena nel 1985. Laureato in Filosofia Estetica all’Università di Bologna, Arti Visive al DAMS e diplomato in recitazione presso la Scuola di Teatro Louis Jouvet, si dedica da anni alla pittura (collage) su tela, tavola o parete ed ha all’attivo diverse mostre in Italia. Con l’opera “Apocalisse” ha vinto il Premio della Critica al Premio Patrizia Barlettani NEXT_GENERATION 2011.

 

 
Il tuo percorso di studi ti ha portato ad approfondire diversi ambiti della comunicazione artistica e umana: come si riflette la tua preparazione nell’elaborazione di un progetto?

Il progetto è l’ombra del (mio) vissuto esattamente come l’esistenza è una possibilità di rapporti che l’uomo può determinare, è trascendersi, progettarsi. Basterebbe questa affermazione per rispondere; non a caso, ho riflettuto su un’idea esistenzialista di progettualità e ciò non sarebbe possibile se non avessi approfondito l’ontologia e l’estetica di Heidegger. Poi la Storia dell’arte, fondamentale per la consapevolezza artistica e la comprensione stilistica, ha complicato le cose; il rischio, per quanto mi riguarda, è una sorta di schizofrenia creativa dove l’artista è anche “critico” (ma questa è un’altra storia). Dunque l’elaborazione di un progetto rappresenta, e con essa le mie opere (di riflesso), un modo di essere-nel-mondo. Nulla succede per caso. Le nostre vite possiedono una loro ragione d’essere, una loro bellezza archetipica.

 

 

Quali sono i temi attorno ai quali ruota la tua produzione, almeno quando crei senza le richieste specifiche di una committenza?

In una parola, la psiche umana intesa come essenza spirituale, anima. Ecco che, contemporaneamente alla stesura della prima tesi di laurea nacque un primo ciclo di lavori dedicati al Perturbante Freudiano dove centrale era il tema della bambola, quell’oggetto che, prima ancora di essere “incontro con il reale” si mostra con sguardo familiare e estraneo. Eterno ritorno del rimosso. Poi, l’interesse per l’esoterismo, il misticismo e l’occulto insieme all’attualità della questione, mi hanno portato a riflettere sull’Apocalisse a partire dal Libro della Rivelazione di Giovanni. È senza dubbio il progetto più importante e significativo, sia dal punto di vista stilistico che evolutivo personale. Siamo nel-cambiamento ed è ormai certo che il regno dell’anima si estende ogni giorno di più e l’Arte, nella sua enigmaticità, rappresenta la “salvaguardia”. Le Secessioni, il Simbolismo e l’estetica surrealista influenzano da sempre il rapporto che ho con l’arte nella direzione di rianimare un’idea di sacro riveduta in chiave laico-visionaria. Centrali sono anche i temi legati alla vita (nascita), alla morte e alla rinascita-per-la-morte.

 

 

L’ispirazione estetica nasce da un concetto, da un materiale, o da un’immagine e finisci col costruire per addizione o vedi già dall’inizio il risultato finale e lavori con uno scopo chiaro in mente?

Raramente prevedo il risultato finale di un’opera; l’ispirazione estetica è fuori controllo sebbene la “mentalità” come sistema d’immagini e idee, medi la volontà di rappresentare il concetto o il soggetto ancora allo stato embrionale. Lo scopo esiste sempre ed è parte fondante l’iniziativa ma l’illuminazione arriva spesso a posteriori e con la fruizione del lavoro finito. L’opera si comprende col tempo, parla un linguaggio epifanico meraviglioso. Quasi sempre noto dettagli semantici o simbolici del tutto ignorati durante l’elaborazione formale e creativa del progetto, è la peculiarità che fa dell’artista uno strumento di canalizzazione efficace.

 

 

Usi diversi tipi di tecniche e di supporti per i tuoi progetti, ci puoi guidare attraverso il processo fisico di creare opere così materiche?

Oltre al Simbolismo e al Surrealismo, nella forma cito l’iconografia bizantina con particolare riguardo per la doratura a missione (nelle opere con foglia oro) su fondo acrilico; ma la tecnica principale resta il collage su vari supporti e ancora insisto sulla bidimensionalità in quanto, simbolicamente, è la condizione che si avvicina di più a quel puro statuto ideale di cui sono sostenitore. Importante è la ricerca iconografica che accompagna la preparazione del progetto, la citazione dell’antico infatti è elemento chiave per la comprensione della presenza dell’opera. Di materico in fondo non c’è molto, il processo fisico si fonde con il mentale attraverso la tecnica, ricalcando bene la mia tendenza a pensare per immagini. Ho appena terminato un nuovo intervento site-specific su parete, le difficoltà a misurarsi con lo spazio da affrescare sono proporzionali alle dimensioni dell’opera ma lo è anche la soddisfazione che ne deriva.

 

 

Cosa c’è nel futuro di Klaus Morgue? Progetti importanti, materiali che ti incuriosiscono, temi su cui stai riflettendo…

Milano e WOMADE #3 segnano per me, dopo Bologna, un momento di grande cambiamento e per l’occasione vi ho riservato una sorpresa… Progetti, senza dubbio rendere giustizia ad un lavoro che mi accompagna da tempo, la riflessione sull’Apocalisse in chiave sia psicoanalitica che teosofica; la religione è un fatto culturale, più umano di quanto si creda e con essa non solo l’indagine teologica ma pure la rappresentazione artistica evolvono.
Materiali, il corpo e l’azione, sento che la formazione teatrale passata non tarderà a riproporsi in forma di ricerca performativa. Quanto ai temi, sicuro a breve inizierò un ciclo di opere dedicate all’Inferno di Dante e una serie di lavori che mi porteranno ad illustrare gli Arcani Maggiori, anch’essi strumenti essenziali per il mio percorso interiore. Ogni cosa a suo tempo, nulla è per caso, ma una regola, la bellezza. A regola d’Arte.

 


 

 
 
Intervista a cura di Alice Alessandri
 
 
Sabato 29 settembre 2012 @ WOMADE #3
CHIOSTRI di SAN BARNABA
Via San Barnaba 48 – MILANO (P.ta Romana)