Intervista a MIRYAKI

MIRYAKI è un progetto che nasce sul finire del 2009 dall’idea di due amici: Mia Vilardo e Riccardo Polidoro. Nel Luglio 2010 il brand viene presentato al pubblico ufficialmente per la prima volta, per il concorso MittelModa The Fashion Award, vincendo il premio Clam, con una collezione interamente realizzata a mano. In occasione della Milano Fashion Week 2010, la stessa collezione  è stata selezionata per essere esposta al Palazzo dei Giureconsulti di Milano all’attenzione di un vasto pubblico ma soprattutto della stampa e di buyer nazionali e internazionali.

MIRYAKI varca anche i confini nazionali approdando in Svizzera a Zurigo come partecipante a Kostume, un evento per designers emergenti. Nel 2011 MIRYAKI viene pubblicato nell’annuario 2010 YOUNG BLOOD promosso dal Governo Italiano, come talenti Italiani emergenti premiati a livello internazionale.

 


 

Innanzitutto, come vi siete conosciuti? So che Mia ha studiato all’Istituto Marangoni e Riccardo allo IED ModaLab, è stato quindi un rapporto personale che si è trasformato in un sodalizio professionale o viceversa? E cosa vi ha spinto ad iniziare questo progetto proprio insieme?

Ci siamo conosciuti durante l’ultimo anno di scuola e ci siamo supportati vicendevolmente nelle realizzazioni della tesi. Pur venendo da due realtà scolastiche molto diverse, c’è stata subito tantissima sintonia. Questo ci ha spinto a restare in contatto nonostante esperienze lavorative in città diverse. E’ stato un processo molto naturale, ci siamo “scelti”, ad entrambi mancano molte cose che l’altro ha. Per questo siamo forti, difficilmente crolliamo insieme, uno dei due supporta sempre l’altro.

 

 

Com’è stato passare dal lavorare per aziende e grandi nomi del settore a creare un marchio personale? Cosa è cambiato artisticamente e con quali problematiche vi siete scontrati che non avevate previsto?

La differenza è notevole. Quando lavori per grandi nomi impari moltissimo, ma non hai una visione completa di tutti i processi. Ci sono talmente tante mansioni all’interno di un’azienda, che è facile perdersi tra i vari processi di realizzazione di una collezione, dai contatti con i fornitori alla vendita in show-room. Nonostante la preparazione, un dipendente non riesce a seguire ovviamente tutti i processi, è impossibile. Mia ha già lavorato in un’azienda molto piccola, quindi ha avuto la fortuna di seguire tutto, questo ci ha permesso di partire avvantaggiati sotto alcuni aspetti. Artisticamente c’è molta più libertà perché segui totalmente il tuo gusto personale. Si fa ricerca insieme e si sceglie tutto insieme, dai tessuti, ai colori e ai materiali e, anche quando lavoriamo con la modellista, che è una nostra grande amica, puoi permetterti di cambiare le cose in corso d’opera senza dover chiedere o aver paura di fare. Le problematiche sono quelle più comuni a tutti ovviamente, ma moltiplicate 10 volte per via del settore. Abbiamo deciso di rivolgerci ad un target  alto, portando sul mercato un prodotto esteticamente bello e qualitativamente molto alto. Questo richiede un grande sforzo e un grande investimento economico. Noi siamo “realmente” un’azienda totalmente autofinanziata, in quanto facciamo altri lavori per sostenerci. Non proveniamo da famiglie ricche ed oggi, in piena crisi economica e professionale (oltre che di valori) farsi spazio ed arrivare a fine mese non è semplice e spesso, soprattutto a causa di buyer poco affidabili, ci si ritrova senza incassare. Siete giovani quanto noi e sapete benissimo quanto tutto questo sia demotivante per chi crede molto nei propri progetti. In tutto questo Lo Stato e Le Banche che si fanno promotori delle piccole imprese e dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro, credeteci non aiutano per niente, ciò che guardano sono i numeri e non gli obbiettivi aziendali.

 

 

Le coppie di designer sono sempre più frequenti, ma devo ammettere che personalmente faccio fatica ad immaginare il processo progettuale: ci potete spiegare come funziona creare con due teste?

Eh eh eh questa è la domanda di rito! Ce lo chiedono in molti, giustamente. Come dicevamo ci siamo scelti in modo naturale, ci sono compiti che l’uno svolge senza bisogno dell’altro nonostante ci sia sempre un confronto. Nello sviluppo e nella creazione di una collezione si lavora 24 ore su 24 insieme. La ricerca solitamente la facciamo insieme, o comunque durante i mesi raccogliamo singolarmente informazioni e materiali che poi trovano riscontri e similitudini con ciò che ha raccolto l’altro. La parte pratica del disegno ormai spetta tutta a Riccardo. Sviluppiamo le idee della collezione insieme, silhouette, tessuti ma poi lui è senza dubbio il più bravo dei due nel mettere su carta le idee di entrambi è veloce pulito e estremamente creativo. Diciamo che se Riccardo è l’anima, Mia è la mente del marchio, le gestione commerciale e la produzione spettano a lei. Poi è ovvio che essendo una coppia ognuno mette bocca sul lavoro dell’altro ed è perfettamente in grado di svolgere il lavoro dell’altro, c’è sempre piena e totale fiducia.

 

 

Definire una sola linea creativa nel corso degli anni sarebbe impossibile, e forse anche sbagliato, e con il tempo le ispirazioni, gli stimoli e le traduzioni di questi input cambiano drasticamente, ma potete provare a circoscrivere, per ora, a che tipo di mondo si rivolgono i vostri prodotti?

Il mondo al quale ci rivolgiamo attualmente è assolutamente un mondo di nicchia, dove le donne scelgono con cura cosa indossare, perché vogliono sentirsi davvero uniche e sapere che indossano un abito realizzato attentamente, dove c’è uno studio meticoloso di stile e scelta materiali. Per il resto è sicuramente come dici tu, soprattutto adesso che siamo solo agli albori di questo progetto, non possiamo parlare di una precisa linea creativa, in quanto siamo sempre in continua evoluzione e sperimentazione.

 

 

Caratteristica della vostra produzione è la realizzazione dei capi totalmente a mano: come mai questa scelta?

Attenzione, le collezioni non sono interamente realizzate a mano anche perché sarebbe umanamente impossibile. I nostri prodotti sono realizzati da piccoli laboratori sartoriali prevalentemente situati in Sicilia, ad eccezione di alcuni, tipo gli accessori, che invece sono realizzati altrove. Non c’è alcun piano di marketing, è una reale scelta di valori e di etica professionale. Ci lamentiamo ogni giorno di come vanno le cose nel nostro Paese, ma è anche colpa nostra se le cose non cambiano. Abbiamo permesso allo Stato di lasciare liberi gli imprenditori di produrre all’estero senza tassarli per questo e c’è stato un vero e proprio esodo imprenditoriale negli ultimi 10/20 anni. Oggi ne risentiamo noi giovani e ne risentono anche quei piccoli imprenditori che sono rimasti qui. Noi non vogliamo assolutamente contribuire a rendere ancora più marcio questo sistema. Sappiamo bene che produrre un abito in alcuni paesi esteri ci costerebbe meno della metà, ma abbiamo scelto di spendere il doppio noi e contribuire così, nel nostro piccolo, ad evitare la totale scomparsa di realtà di manodopera eccellente.

 

 

Ci potete descrivere un pò l’ultima collezione? Le ispirazioni, le scelte su materiali, forme, accessori…

La Geometria viene utilizzata come metodo progettuale, in questa collezione dai tagli anni 70 e dalle forme severe e rigide che si adeguano perfettamente al corpo umano e che unite all’elaborata trama di un tessuto antico, rivelano una femminilità giocosa ma attenta al dettaglio che è espressione di cura e ricercatezza. La forza ispiratrice di questa collezione nasce grazie alla collaborazione con il laboratorio/atelier siciliano “La Tela di Penelope”, realtà dove esperte tessitrici hanno realizzato questi capi la cui raffinatezza senza tempo ci fa riscoprire il gusto di una tecnica artigianale ormai sempre più rara, la tessitura con telai antichi del 1700. E’ una tessitura di figure geometriche che si compongono in una  serie di soluzioni astratte e discontinue, di grande complessità estetica, attraverso  elaborazioni di trame fitte e lineari. Il tessuto realizzato a telaio ed utilizzato in collezione è comunemente chiamato “Pezzara” e viene solitamente utilizzato nell’arredamento, è stato interessante capire come questo può essere reinterpretato nell’abbigliamento.

 

 

Se potete rivelare qualcosa, a cosa state lavorando in questo periodo? Cosa ci possiamo aspettare nel futuro di Miryaki?

Mmm… Stiamo lavorando ad una nuova collezione ricca di sorprese che stupirà molto chi ci segue… tanti nuovi elementi mai utilizzati prima. Non possiamo dire di più però… Abbiamo degli obbiettivi molto ambiziosi ma stiamo imparando a non guardare troppo avanti, ci concentriamo sul presente… Serve questo per costruire un grande futuro.

 

 

Intervista a cura di Alice Alessandri

 
 
Sabato 29 settembre 2012 @ WOMADE #3
CHIOSTRI di SAN BARNABA
Via San Barnaba 48 – MILANO (P.ta Romana)