Intervista a LUDOVICO LOFFREDA

Ludovico Loffreda, 24 anni, nato e cresciuto in un piccolo paese in provincia di Frosinone. All’età di 20 anni decide di cambiare completamente rotta alla sua vita lasciando gli studi di Economia per quelli di Design.

Tappa obbligata a Milano per un diploma allo IED ModaLab e subito fioccano i primi riconoscimenti: terzo posto al concorso internazionale Triumph Inspiration Award, una vetrina alla Rinascente per il Progetto Collision con Herno, la brillante vittoria al Next Generation promosso dalla Camera Nazionale della Moda Italiana presentando la sua Womanswear Collection per la Milano Fashion Week nel febbraio 2012.

 

 

Parlaci un po’ di te. Quanto era parte dei tuoi sogni di ragazzo arrivare dove sei oggi? 

Dopo il liceo mi sono trasferito a Roma per iscrivermi all’Università, ma dopo circa sei mesi i miei obiettivi si sono rivelati altri e, appena ho potuto, sono partito per Milano. Diciamo che disegnare mi è sempre piaciuto, è una passione che ho sin da bambino. Ricordo che i miei genitori mi portarono ad una di quelle giornate di disegno e pittura che si svolgevano nei paesi limitrofi e mia nonna conserva ancora il quadro che dipinsi. La scelta di affrontare studi scientifici al posto di quelli artistici fu abbastanza condizionata da mio padre, ma non mi è dispiaciuto.. in parte mi sono stati utili anche nel settore moda. Non ricordo bene l’anno, ma è stato proprio verso la fine del liceo che ho iniziato a disegnare dei figurini, colpito da un look di sfilata che mi era davvero piaciuto. Successivamente, un pò per gioco un pò perché mi piaceva, disegnai e feci realizzare su misura il vestito per i 18 anni di colei che allora era la mia ragazza. Durante il periodo trascorso tra Roma e casa, convinsi i miei genitori, in particolare mio padre, di lasciarmi intraprendere gli studi di moda e devo dire onestamente che se non fosse stato per mia madre non ci sarei riuscito. Dopo varie ricerche mi sono trasferito a Milano nell’Ottobre del 2008 e ho iniziato lo IED nel corso di Fashion Design. Ero al settimo cielo, soprattutto per il fatto che iniziavo a dare soddisfazioni ai miei e convincevo mio padre della strada che volevo affrontare. Se inizialmente non era molto d’accordo dopo mi chiamava per dirmi che voleva comprarmi la macchina per cucire. I casi della vita: in quel periodo lui lavorava in una scuola di moda!

 

 

Ci sono influenze della tua giovinezza nei tuoi progetti, o ti ispiri a mondi totalmente distanti? A tratti le influenze dei grandi designer giapponesi contemporanei si possono avvertire, ma come e da cosa vengono contaminate?

Le mie collezioni viaggiano tra una femminilità classica con alcuni riferimenti agli anni ’50 e una chiara identità anni ’90, sempre trasportate dal filo conduttore della filosofia del crossover berlinese, dal dinamismo urbano e delle sue strutture: le linee dell’immaginario urbano, le strutture dei palazzi e il movimento delle auto, convergono sui capi e ne disegnano le forme dando vita ad una proposta di streetwear chic e minimal.

 

 

I materiali sembrano essere un elemento distintivo nei tuoi progetti, e gli abbinamenti sono spesso insoliti ma efficaci. In generale le tue collezioni hanno linee pulite ma di forte impatto, e la scelta dei tessuti sottolinea e rafforza ogni dettaglio. Guidaci attraverso il tuo percorso progettuale: solitamente parti dal materiale, dalla forma o quando visualizzi uno colleghi anche l’altro?

Fondamentalmente è una progettazione che si porta avanti nel continuo equilibrio tra l’aspetto grafico/modellistico-sartoriale e l’utilizzo di lavorazioni e tessuti che diano una forte identità all’oggetto. Faccio ampio utilizzo della pelle, accostata a double di seta e lana per i capi spalla; pitone e coccodrillo agugliati; t-shirt in nylon croccante e jersey. La gonna plissettata in seta double e pelle con tasconi applicati si completa con finti shorts in nylon sul davanti. Infine pellicce di lapin rasato con lavorazioni geometriche sartoriali. Non meno importanza do agli accessori quando una pochette di pitone diventa un inserto del capospalla tramite un sistema di zip applicabili. Il binomio classic-urbanwear riconduce lo studio delle linee a una silhouette prettamente nipponica nelle proporzioni: si allungano i capispalla e si alza la vita disegnando un layering definito, studiato nei dettagli di linearità e pulizia delle forme. Anche i colori sono importanti: la neutralità e la freddezza di neri e blu sono disturbate dai colori accesi e dai toni caldi del color tabacco.

 

 

Ti sei diplomato con una collezione uomo, poi sei passato a disegnare capi femminili per Herno, poi di nuovo maschili per Jil Sander e infine la tua ultima sfilata, tua in tutto per tutto e che ti fa vincere Next Generation, è di nuovo per la donna. Non è da tutti passare da un genere all’altro con questa scioltezza, ma dicci: di pancia preferisci disegnare per l’uomo o per la donna?

Di pancia ti dico che preferisco disegnare per l’uomo, infatti le mie collezioni donna non godono di una palese femminilità, o per lo meno non è molto ostentata. Però mi piace molto lavorare sulla Donna partendo da input o riferimenti maschili. Soprattutto per lo Sportswear: le vedo tutte sullo skateboard o sullo snowboard! Devo dire anche che le scelte del tipo di collezione, uomo o donna, sono nate in funzione dei periodi dei concorsi, ad esempio Collision e Next Generation presentavamo per la Fashion Week Donna, mentre in azienda lavoro per l’Uomo e la mia scelta di Collezione per Vogue Talents è stata Uomo. In generale lo reputo un buon allenamento per essere versatili, professionalmente parlando.

 

 

Com’è stato passare dal lavorare per aziende e grandi nomi del settore a sfilare con una collezione interamente concepita da te? Cosa e quanto hai investito artisticamente e, perché no, emotivamente, nel progetto AI 12/13? Quali sono stati il processo mentale e le ispirazioni specifiche per questa collezione?

Lavorare alla mia prima collezione è stata una bella sfida, alla fine ti ritrovi a svolgere tutti i ruoli che in una qualsiasi azienda del settore svolgono diversi responsabili. E’ occasione di una buona crescita professionale e personale. Mi ha dato la possibilità di entrare in contatto diretto con fornitori, stampa e buona parte degli addetti ai lavori. E’ stata una grande soddisfazione ed emozione, accompagnata dalla giusta preoccupazione e attenzione, alla fine ti esponi in prima persona al pubblico, ci metti il tuo nome e la tua faccia. Una mia insegnante una volta mi disse: “Se facendo questo lavoro siete troppo tranquilli significa che non lo state facendo bene!”.

 

 

Sei solo all’inizio, eppure hai già ottenuto tantissimo. Cosa succederà adesso? Stai già lavorando alla prossima sfilata, se puoi dircelo?

Oggi ho un contratto come Junior Designer/Assistant Head Designer Men presso l’ufficio stile uomo Jil Sander, dove sto avendo la fortuna di imparare davvero tante cose. Personalmente sto lavorando a diversi progetti e collaborazioni che mi auguro vadano a buon fine, e lavoro alla mia prossima Collezione Donna che se tutto va bene dovrei presentare a settembre per la P/E 13. Vorrei anche partecipare ad altri concorsi, magari internazionali.

 


 

 
 

Intervista a cura di Alice Alessandri

 
 
Sabato 29 settembre 2012 @ WOMADE #3
CHIOSTRI di SAN BARNABA
Via San Barnaba 48 – MILANO (P.ta Romana)