Ritratti bizzarri: CARLO ALBERTO RASTELLI

Nato a Parma nel 1986, Carlo Alberto Rastelli ha frequentato il liceo artistico della sua città prima e l’Accademia di Belle Arti di Brera poi, dove tuttora sta finendo il biennio specialistico.

Già durante gli anni scolastici ha iniziato a lavorare come assistente presso lo studio dell’artista Dany Vescovi, dove le sue capacità e il suo gusto personale sono stati coltivati e hanno trovato infine libero sfogo nello stile caratteristico che lo contraddistingue.

 

 

Delle tue opere si può (superficialmente) dire che sono ritratti. Paradossalmente a cavallo fra la caricatura e l’iper-realismo, hanno un non so che di lisergico. Come mai le smorfie?

Sono sempre stato attratto dalle smorfie e dalle deformazioni fisionomiche, fin dai miei primi autoritratti a pastello, ispirati (malamente e spudoratamente) all’opera di Schiele. Mi piace il contrasto che si viene a formare tra la posa classica del modello e la smorfia, o per meglio dire, in una smorfia messa artificiosamente in posa. Come si sarà notato, ho ancora le idee confuse sull’argomento, per questo ci sto scrivendo una dannata tesi di laurea.

 

 

Obblighi i tuoi soggetti a restare in posa per ore con buffe espressioni o hai trovato un metodo più efficace? Per gli autoritratti come ti organizzi?

Per gli autoritratti mi faccio fotografare solitamente da mio fratello, con suo sommo imbarazzo. Per i ritratti tengo effettivamente i miei modelli in ostaggio per ore incitandoli a dare il peggio di loro esibendo le loro smorfie “migliori”. Il divertimento sta nella reazione diversa che ognuno ha. Molti soggetti però li estrapolo da quel repertorio di foto amatoriali di feste e situazioni ordinarie in cui le espressioni idiote si sprecano!

 

 

Per gli sfondi dei tuoi quadri alterni periodi interi di greche e motivi geometrici a paesaggi perfetti come una fotografia: qual è il significato, se c’è?

Che siano paesaggi realisti o campiture piatte, i miei fondi voglio apparire comunque come scenografie o set cinematografici, che suggeriscano l’idea di finzione e di artificio. Immagino i mie lavori come frame di film kitsch e bizzarri.

 

 

Un uccellino mi ha confidato che dipingi solo a casa di tua nonna, vestito come tua nonna: è forse vero?

Tutto vero! Anzi, ne approfitto per ringraziare mia nonna che mi perdona sempre tutte la macchie di colore che gli lascio sui mobili in mogano.

 


 

Intervista a cura di Alice Alessandri

 
 
Sabato 29 settembre 2012 @ WOMADE #3
CHIOSTRI di SAN BARNABA
Via San Barnaba 48 – MILANO (P.ta Romana)