SARA MAUTONE

Quando una passione diventa professione non si possono che avere grandi risultati. Così è accaduto a Sara Mautone, originaria di Porto S. Stefano, dove ha iniziato a studiare fotografia da autodidatta. Nel 2011 si trasferisce a Firenze e qui, grazie alle sue capacità acquisite, riesce a collaborare con designers emergenti e a farsi conoscere nell’ambiente della moda con un notevole successo. Da allora è riuscita ad ottenere collaborazioni in diverse città italiane (tra cui anche Milano) e internazionali.

 

I tuoi soggetti sono principalmente legati al mondo della moda, ma è questo l’ambito che preferisci? Ce ne sono altri che prediligi?

Lavorare nel campo della moda è quello a cui ho sempre aspirato fin dall’inizio e quindi per il momento non ho intenzione di dedicarmi ad altri settori, almeno per quanto riguarda i miei progetti personali. Penso che la moda consenta di esprimersi attraverso infiniti linguaggi, quindi il dedicarsi a questo tipo di fotografia non è né limitante né col tempo ripetitivo, ma anzi per me costituisce uno stimolo continuo.

 

 

Hai scelto di trasferirti a Firenze in quanto era la città più rilevante e al contempo vicina oppure per qualche ragione in particolare? Pensi di rimanere qui in maniera stabile anche in futuro?

A Firenze sono arrivata innanzitutto per frequentare l’Università, dove sono iscritta tutt’ora al curriculum di storia e tutela dei beni archivistici e librari. Questa città è stata molto importante anche nello sviluppo del mio percorso come fotografa, perché mi ha dato la possibilità di entrare pian piano in contatto con realtà che mi hanno permesso di sviluppare la mia passione anche a livello lavorativo. L’ambiente della moda a Firenze dà spazio ai giovani e questa fiducia mi ha spinta a migliorare e a prendere in considerazione seriamente la carriera che sto intraprendendo. Guardando al futuro credo che però la mia strada mi porterà – come sta già facendo – verso Milano, anche se essendo freelance mi piacerebbe mantenere i rapporti con i brand e i negozi che seguo a Firenze.

 

 

Qual è la peculiarità che accomuna le tue fotografie?

Le mie immagini sono perlopiù statiche. Questo mi è stato spesso fatto notare come elemento negativo, ma credo che invece ciò che caratterizzi il mio lavoro sia proprio il senso di armonia tra il soggetto e l’ambiente, che solo un’immagine geometrica e costruita sa donare. Anche la luce che utilizzo è molto lineare e lascia poco spazio alle ombre, contribuendo a creare un senso di astrazione.

 

 

Che rapporto hai con le altre forme d’arte?

Il mio rapporto con l’arte è legato più alle altre forme di espressione che alla fotografia in sé. Ciò che più mi ha influenzata in questi ultimi anni è stata la musica: gruppi come i Deerhunter, War on drugs, Echo and the bunnyman hanno costituito una fonte di ispirazione molto forte. Nelle arti visive invece sono legata all’immaginario di alcuni film come Dogville e Melancholia di Lars Von Trier e Twin Peaks di Lynch; in particolare quest’ultimo mi ha colpita profondamente, segnando una svolta nel mio percorso perché mi ha aiutata a sviluppare un senso estetico che non avevo avuto modo di esplorare veramente.

 

 

Pensando al mondo della moda vengono in mente immagini di perfezione e grazia, ma hai qualche aneddoto divertente successo durante la realizzazione di qualche tuo lavoro da raccontarci?

Uno dei più divertenti è stato lo shooting per I Scream Factory, dove le modelle dovevano mangiare un sacco di gelati: una delle due ragazze del servizio non solo ha mangiato tutti e otto i gelati che le avevamo dato, ma dovendo per uno degli scatti prenderlo con le mani direttamente dalla vaschetta, quando ho finito con le foto e le ho detto che poteva fermarsi lei ha esclamato “E’ buonissimo!” e ha continuato a mangiare con le mani… poi dicono che le modelle sono sempre a dieta!

 

Intervista a cura di Andrea Tata
 
 
Sabato 26 gennaio 2013 @ WOMADE #5
CHIOSTRI di SAN BARNABA
Via San Barnaba 48 – MILANO (P.ta Romana)